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L'arte digitale: strumento narrativo e di autoemancipazione


L'evoluzione delle tecnologie digitali ha avuto un impatto significativo anche sulle discipline artistiche come la pittura, il disegno, la fotografia e la musica. Al di là delle resistenze culturali nei confronti della manifestazione digitale di queste forme di espressione, possiamo affermare che queste sono diventate a pieno titolo pratiche artistiche riconosciute, rappresentando una fenomenologia espressiva dalle innumerevoli potenzialità. Costituiscono inoltre un innovativo campo di esplorazione e un capace mezzo che permette di ridefinire il concetto stesso di narrazione. Le arti digitali come la fotografia, il disegno e la musica prodotti digitalmente sono perfettamente in grado di raccontare storie di vita.

La fotografia digitale, per esempio, è molto più di un semplice mezzo per catturare e archiviare immagini: offre la possibilità di rielaborare e reinterpretare i ricordi, di dar forma ai pensieri e di esprimere le nostre emozioni in modo potente con la sua immediatezza visiva. In uno scatto possiamo fissare un momento, un'emozione, un frammento di vita che altrimenti andrebbero persi, e successivamente manipolarli, rielaborarli, trasformandoli in opere cariche di significato.

Allo stesso tempo le arti figurative espresse attraverso il digitale aprono le porte a mondi interamente nuovi, dove è possibile liberare la creatività per generare universi alternativi, permettendo di esprimere le idee in modi che vanno oltre il limite del reale e di condividere le visioni dell’artista con il resto del mondo. Grazie alla combinazione di tecnologia e creatività è possibile creare immagini straordinarie, che raccontano storie, comunicano emozioni, stimolano la fantasia.

La musica prodotta digitalmente, infine, consente di tradurre la nostra esperienza in un linguaggio universale, creando un legame emotivo con l'ascoltatore, per la sua peculiarità di riuscire a costruire narrazioni senza l'uso delle parole.


Di recente Innovapólis ha avuto il piacere di ospitare tre artisti che ci hanno fatto toccare con mano le potenzialità delle arti digitali.

Domenico Paolicelli, fotografo e fotoreporter di talento che collabora con la testata giornalistica "Il Resto del Carlino", ci ha mostrato come l'obiettivo di una macchina fotografica possa catturare non solo la realtà ma anche emozioni profonde e tracce di vissuti con immagini che creano empatia e stimolano sentimenti di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale.


Insieme a noi c'era anche @thesleepingfoxy, l'illustratrice digitale creatrice dell'omonimo canale di successo su IG, YouTube e Twitch. Mary Cruceru con il suo talento ci ha consentito di esplorare nuovi mondi fantastici creati senza l'utilizzo di tele e pennelli, ma solo tramite un tablet. Le sue opere, varcando le barriere imposte dalla realtà, libere da stereotipi e pregiudizi, sono in grado di alleggerirci dalle zavorre e dalla gravità degli eventi della quotidianità, per proiettarci in universi immaginari dove ciascuno di noi può assumere forme e vesti liberi da condizionamenti.


Infine, abbiamo ascoltato Elia Cirelli, digital composer e producer che con le sue musiche innovative ci ha guidato in un viaggio emozionante condividendo con noi come la musica, anche col solo aiuto di un personal computer e fra i muri della propria stanza, consenta ancora una volta di esprimere sentimenti profondi e reinterpretare le nostre esperienze.


Il filosofo e pedagogista Duccio Demetrio, riflettendo nell'ambito della pura autobiografia, afferma che ciascun individuo è dotato di una peculiare “struttura di sé”, modellata sulle sue esperienze personali, sui suoi valori e sulle sue convinzioni. Questa struttura è fondamento della nostra identità e della percezione di noi stessi. La narrazione della propria storia di vita può facilitare la trasformazione emotiva di esperienze dolorose, laddove il trauma ne abbia impedito l'elaborazione. Quest'ultima può riattivarsi attraverso la narrazione di sé, convogliando e stimolando gli aspetti sani di noi stessi.

La narrazione della propria storia ha un valore pedagogico profondo proprio perché stimola il cambiamento e dà opportunità di crescita personale. La prospettiva autobiografica richiede sì sforzo e coraggio, ma offre anche benefici: ci consente di avere un rapporto con noi stessi e con il mondo che ci circonda molto più equilibrato. Secondo Demetrio, il raccontarsi è un'esperienza che può curare perché dà significato ai ricordi e stimola la riflessività. Si tratta di un tempo dedicato a noi stessi, senza segreti, che riordina il flusso della vita, potenziandone la sua dimensione trasformativa.

La nostra memoria è costruita da "racconti" scolpiti dai cinque sensi, che il nostro pensiero cosciente trasforma in termini narrativi. Attraverso la parola, e ancora più attraverso le arti, è possibile attribuire significati per la costruzione del “concetto di sé”. In momenti critici, quali episodi di violenza, esperienze di abbandono, solitudine, malattia, è necessario riformulare la propria immagine; questa consapevolezza permette di ridisegnare una nuova condizione sulla base di una rielaborazione costruttiva del passato e non sulla sua negazione.

Più in generale, stimolando il "viaggio attorno a sé" si incoraggia la riflessione su tutti gli aspetti della persona, arrivando ad una maggiore consapevolezza della propria individualità. La narrazione costituisce quindi un processo liberatorio che può rivelarsi salvifico nei momenti più difficili della vita.


Forti di questa consapevolezza e condividendo queste riflessioni, i soci di Innovapólis intendono avviare con istituzioni ed enti partner che vorranno appoggiarne le idee, un progetto improntato su attività di storytelling che vadano al di là del testo scritto e che, utilizzando le forme d’arte digitale citate, si rivolgono ad adolescenti e ragazzi per offrire loro la possibilità di vedere il proprio passato con occhi nuovi, puntando al futuro con consapevolezza, coraggio e determinazione.


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